Nell’ultimo decennio abbiamo assistito a un grande cambiamento nell’intrattenimento.
Per quasi 100 anni, gli studios decidevano quali attori avrebbero avuto la fortuna o il talento di diventare delle star ma negli anni 2000 tutto è cambiato. Le telecamere non si sono più concentrate sugli attori, ma sulla gente comune. Con Reality TV, presto non fu un attore professionista a diventare famoso, ma il vostro compagno di classe, il vostro collega o il vostro vicino di casa.
Per la prima volta, chiunque poteva diventare una star. Nel bene e nel male!
Ma poi, Instagram. YouTube. Podcasting. I social media diventano mainstream. Quando le persone hanno puntato le telecamere e i microfoni su se stesse, gli studios sono diventati impotenti.
Ora, qualcuno come MrBeast può costruire un seguito più consistente e più impegnato della più grande star della TV o del cinema @tferriss potrebbe anche avere più ascoltatori delle più grandi stazioni radiofoniche, basti prendere coloro che hanno usato sia i social che la reality tv, come Rogan e i Kardashian, hanno costruito degli imperi.
I brand si sono precipitati a stringere accordi con questa nuova schiera di star, cementando ulteriormente la loro posizione di “it” della nostra generazione e prima che ce ne accorgessimo, il 75% dei ragazzi vuole essere una social star da grande, non più un pompiere, un medico o andare sulla luna.
E ora, in questo decennio, stiamo assistendo a un cambiamento di dimensioni simili nel mondo dell’arte. Per centinaia di anni, re, regine e nobili decidevano quale arte fosse rilevante, ma oggi per la prima volta, nell’epoca vittoriana del 1800, gallerie, musei e collezionisti hanno iniziato a muovere i mercati. Alla fine del 1900 quando il pubblico viene a conoscenza di Warhol o di Basqiat, le loro opere sono diventate costose, i pezzi migliori sono stati accaparrati da collezionisti e market maker noti e alla massa, al grande pubblico restano solo le opere, le stampe e le edizioni meno desiderate… a meno che non si paghi profumatamente e questo non solo nei mercati principali – Londra, Parigi, New York – ma a livello globale.
Ma intorno al 2018 è iniziato un nuovo paradigma, sono nati gli NFT. Qui non ci sono musei centralizzati, non ci sono gallerie, a parte i marketplace e le gallerie create dai collezionisti stessi e grazie a strumenti come oncyber chiunque può creare una splendida galleria del metaverso in circa 15 minuti.
Ma questo non è indispensabile, in questi anni abbiamo visto anche artisti come Larvalabs realizzare vendite multimilionarie senza musei, gallerie e market maker, per non parlare delle vendite milionarie che avvengono su Opensea ogni singolo giorno, e su OpenSea non ci sono solo i progetti più noti ma qualsiasi artista, da qualsiasi parte del mondo, senza alcun invito, può coniare il proprio NFT.
Ora, con NFT, per la prima volta in assoluto siamo noi a decidere quali artisti definiranno questa generazione, comprando e supportando la loro arte prima che diventino grandi possiamo contribuire al loro successo.
O semplicemente possiamo usare quest’arte per mostrarci sui social, usarla come foto del profilo di Twitter, o su Instagram, le possibilità sono infinite.
Così, mentre solo pochi anni fa, un artista di talento in un villaggio remoto poteva aspirare a diventare l’artista più noto di quel villaggio, questo stesso artista può ora costruire un seguito globale e una comunità internazionale intorno al proprio lavoro, non grazie ad una mostra in un museo, ma producendo arte e coltivando una comunità utilizzando strumenti digitali come Twitter e Discord.
Ora, vi chiederete… è possibile ottenere una vera dimensione e una vera provenienza in questo modo? Beh, guardate Justinaversano e la sua serie Twin Flames, che vende regolarmente per oltre 1 milione di dollari a foto e che è stata messa all’asta sia da Christie’s che da Sotheby’s…

O il già citato XCOPYART un grande della CryptoArt che ha coniato opere d’arte su catena forse già nel 2016 e ha fatto vendere singole opere per 3 milioni di dollari, 4 milioni di dollari, 6 milioni di dollari e 7 milioni di dollari… tutto negli ultimi 18 mesi.

Il gioco è già cambiato. E se conoscevate o meno il vecchio gioco, non fa differenza perché presto potrebbe non esserci più, proprio come nell’ultimo decennio, quando i maestri dei social media hanno sottratto agli studios il potere di creare le star l’arte digitale sta sottraendo potere alle istituzioni.
Arriviamo così al 2023 i mercati sono in subbuglio. Nel settore delle criptovalute, l’avidità di pochi ha versato il sangue di molti, nei mercati finanziari più ampi, un cambiamento fondamentale come non se ne vedevano dal 1980 e quando gli speculatori del pfp cominciarono a lasciare lo spazio e il rumore si placò ecco che cominciano ad accadere cose meravigliose
A settembre, il MoMA decise di vendere Picasso per acquistare opere digitali.

A dicembre, beeple e Human One sono atterrati nell’epicentro artistico dell’Asia, M+

In conclusione, ricordate che ora siamo noi gli artefici del mercato, siamo noi a decidere quale arte definisce questa generazione creando questo rinascimento digitale e abbiamo appena iniziato.
E per rispondere alla domanda: gli NFT uccideranno l’arte tradizionale?
NO. L’arte non morirà mai. L’arte digitale di questo movimento si sta fondendo con quella “tradizionale” e apporta al mondo dell’arte aspetti, come la provenienza on-chain, che rendono migliori entrambi. Ma dobbiamo eliminare la parola “NFT”.