Si parla sempre del grande impatto ambientale del mining di Bitcoin, dei consumi energetici (innegabili): questi sono proprio tra i temi preferiti dei detrattori di BTC.
Eppure non la pensano così dalle parti del Parco Nazionale di Virunga.
Un nome sicuramente che non sentiamo spesso e che potrebbe ricordare qualche location fantastica di qualche metaverso. Virunga però è reale, è un’area bellissima nell’est della Repubblica Popolare del Congo, una delle ultime zone al mondo in cui sopravvivono gli ultimi gorilla di montagna, in un territorio ricco di risorse naturali e per questo in una zona contesa tra bracconieri, milizie, contese di confine, cercatori di petrolio, boscaioli e minatori. L’area protetta con maggiore diversità in tutto il continente africano, una terra bellissima e fragile protetta da dei veri eroi che gestiscono il parco e combattono (letteralmente, le guardie del parco vengono attaccate con le armi e spesso uccise) contro chiunque voglia danneggiare le sue creature.
Cosa c’entra con Bitcoin?
Durante la pandemia il turismo mondiale si era fermato togliendo al Parco quasi metà degli introiti. La zona protetta più antica d’Africa e tra le più importanti al mondo rischiava la bancarotta, finché Seb Gouspillou, fondatore di Big Block Green Service ed Emmanuel de Merode direttore del parco, non si sono incontrati nel 2020.
Da quell’unione di due menti è nato un progetto blockchain molto interessante: il parco produce energia grazie alle fonti rinnovabili, energia usata per le strutture e per dei villaggi vicini. Il surplus di questa energia viene usato per il mining di Bitcoin.
Visto che il Parco usa i Bitcoin per le spese vive e non per speculare, per Merode l’operazione è sempre profittevole, anche con il bear market. Usando energia idroelettrica dai fiumi che scorrono nella zona, qualsiasi sia il valore del Bitcoin c’è sempre un utile. In ogni caso, durante la bull run del 2021, il parco è arrivato anche a guadagnare 150.000 dollari al mese, superando i mancati incassi a causa della riduzione del turismo.
Una storia interessante con molti risvolti
Sfruttando la potenza della blockchain, il Parco nazionale di Virunga è stato in grado di sostenere se stesso e i suoi abitanti in modo innovativo e rispettoso dell’ambiente. L’operazione di mining ha permesso al parco di generare fondi necessari, che possono essere utilizzati per proteggere e conservare l’incredibile fauna selvatica del parco. L’uso di fonti di energia rinnovabili garantisce che il processo di estrazione sia il più ecologico possibile. Questo è un esempio illuminante di come le nuove tecnologie possano essere utilizzate a beneficio dell’ambiente e delle persone che lo abitano.
Significa anche, che per quanto ne dicano i detrattori Bitcoin e la blockchain hanno tante implicazioni positive e che possono fare la differenza anche nelle situazioni più difficili come quelle di Virunga.
Un caso studio che può essere replicato in molte aree del mondo.