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Iniziamo dicendo di non preoccuparsi, sembra che le scorte di gas in Europa dovrebbero essere sufficienti per tenerci caldi durante l’inverno 2023! 😉
Il problema Russia però esiste realmente dato che conta per circa il 45% delle forniture di gas all’Europa, diamo allora un’occhiata alla percentuale di net importer europei.
Sebbene le istituzioni europee menzionino sempre più spesso la solidarietà energetica nelle loro strategie e comunicazioni, essa non è ancora stata oggetto di una definizione europea comune. Per quanto nobile e onorevole possa sembrare la solidarietà, quando si arriva al dunque ognuno pensa a se stesso.
Penso che l’energia elettrica possa diventare nazionalizzata in un futuro non troppo lontano, e in un simile scenario gli importatori netti sarebbero debilitati. Paesi come l’Italia, la Lituania, la Croazia e l’Ungheria sono molto dipendenti dalle importazioni di elettricità, mentre Svezia, Francia e Slovenia sono tipicamente esportatori netti. Credo che alcuni chiederanno solidarietà più di altri.
La Francia è in genere il più grande esportatore nominale di elettricità, ma con la capacità nucleare a livelli allarmanti, sembra MOLTO improbabile che la Francia sia in grado di esportare elettricità netta nella stessa misura degli anni precedenti. L’Italia importa circa il 5% del suo consumo annuo di elettricità dalla Francia, ma cosa accadrebbe se Electricite De France ci togliesse la disponibilità? È uno scenario che la Francia avrebbe già minacciato. La produzione di energia elettrica francese è ancora TROPPO bassa per essere confortata, e se vogliono mettere in funzione la capacità in tempo per la stagione invernale è meglio che inizino presto.
La situazione dell’elettricità è molto legata alla vicenda del gas. Ora sappiamo per certo che i flussi russi non passeranno attraverso il Mare del Nord e che l’ucraina sarà probabilmente sanzionata in un modo o nell’altro. Sebbene sia possibile garantire lo stoccaggio per superare l’inverno, il vero problema sembra essere dopo.
Uno scenario in cui i Paesi europei sono a corto di gas e fanno affidamento sull’unanimità degli altri è molto probabile. Una mancanza totale di forniture da parte della Russia porterà a una lotta per le scorte rimanenti, e come sempre vincono i paesi più forti. Italexit? Forse!
Dal grafico sopra è chiaro che, per quanto ci piacerebbe non esserlo, l’Europa rimane molto dipendente dal gas. Si noti che i Paesi dell’Europa meridionale, come la Spagna e in particolare l’Italia, sono molto esposti al costo del gas. Sarà interessante vedere quanto siano davvero solidi i legami diplomatici costruiti sulla solidarietà, quando tutti lottiamo per la stessa risorsa scarsa.
La riunione dell’OPEC+ a Vienna ha portato ai maggiori tagli alla produzione dal 2020, creando una pressione rialzista per i prezzi del petrolio spot a breve termine e resta da vedere se la distruzione della domanda globale sarà sufficiente a contrastare i tagli all’offerta dell’OPEC+. I prezzi dell’elettricità e del gas naturale sono scesi da quando gli stoccaggi sono stati riempiti, ma il prezzo del gas naturale tornerà in primo piano dopo il 1° novembre, quando inizierà la stagione del riscaldamento.
Non è quindi chiaro se sia meglio aprire posizioni short sulle materie prime o meno nel 4° trimestre e nel 2023. Un’idea potrebbe essere di andare long i metalli preziosi ed il gas naturale mentre short il petrolio.
Come abbiamo visto sia Uk che la Germania si sono trovati costretti a rilasciare un’ aiuto energetico e presto anche la BCE si troverà costretta ad agire. Qualunque cosa facciano, i mercati stanno perdendo la fiducia e le tensioni sono sempre maggiori.
Più di crisi energetica si dovrebbe parlare di Crisi Europea, perchè con la crisi energetica arrivano anche i potenziali problemi sui mercati del debito sovrano. I governi vorranno proteggere le famiglie e le imprese dall’aumento delle bollette energetiche e questo metterà a dura prova i mercati obbligazionari. Quindi una maggiore abbondanza di energia a basso costo significa meno problemi di debito, il che significa un apprezzamento della valuta nei confronti dei Paesi con maggiori costi energetici. Rimanete lunghi sul dollaro USA!
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